I racconti dei cacciatori di acquatici
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Sul grande fiume di Roberto Canepa
  Molti anni fa mi recavo a Caccia sul Fiume con a spalla il sacco degli stampi.
Scendendo dalla macchina, ho sentito qualcosa nell'aria; i miei sensi assorbivano nella bruma notturna una strana sensazione: questa mattina...
Ho aperto il portello posteriore per far scendere il mio fido Springer, ho calzato in fretta gli stivaloni, presi fucile e stampi e mi incamminai verso quella splendida "morta" che tante emozioni mi aveva regalato (ora non c'e' piu': la solita piena ne ha cambiato completamente l'aspetto). Facendo il solito gesto con la mano, senza proferire parola, il Cane trotterellava al mio fianco senza sorpassarmi di un solo centimetro.
Arrivato sul posto ho iniziato a posizionare gli stampi; c'era una fredda brezza da nord e li ho sistemati a ridosso di alcuni falaschi ma comunque ben visibili dal corso principale del Fiume.
Il Cane, seduto, con le orecchie gonfie mi guardava interessato emettendo un leggerissimo lamento. Ho sistemato il sacco a mo' di riparo aggiungendo un po' di falaschi e mi sono rannichiato con il fedele Compagno Kora al mio fianco: aspettando...
Il freddo cominciava a farsi sentire e l'alba era ancora lontana; i folletti del sonno cominciavano a danzare nella mia mente (la sveglia aveva suonato alle tre).
Dopo una lunga attesa, stava cambiando la luce, ho sentito cantare una femmina di Germano: immediatamente gli occhi e le orecchie si sono staccati dal corpo e vagavano sul Fiume per vedere e sentire l'artefice di quel canto.
Improvvisamente quattro Germani sono arrivati alle mie spalle e hanno puntato verso il limite della morta. Ho dato tre soli colpi al richiamo a bocca nel frattempo tenevo calmo il Cane che mi guardava come al solito in questi casi e mi "chiedeva": perche' non spari?
Nel frattempo i Germani, dopo un ampio giro e abbassandosi di quota, si sono diretti verso il mio misero riparo. Erano circa a 100 metri e puntavano diritti ad una altezza di 20/25 metri: ideale!
Il mio cuore, uscito dal petto, saltellava sulla ghiaia. Aspetta, aspetta: ora!
In piedi di scatto: uno, due, tre colpi un Germano cade a pochi metri da me mentre un secondo, ferito, cade al centro del Fiume. Di corsa mi dirigo verso l'acqua, il Cane, come un fulmine, sta gia' nuotando verso il Germano morente.
Ma in quel punto l'acqua e' molto alta con corrente minacciosa. Mi prende alla gola un senso d'angoscia per le sorti di Kora. La chiamo ma Lei, senza voltarsi continua il suo lavoro.
Si e' tuffata in acqua a valle del Germano e contrastando a fatica la forte corrente ha aspettato che gli arrivasse a portata di bocca. Ecco preso! Si gira e si lascia trascinare dalla corrente cercando di guadagnare la riva che raggiunge a piu' di 300 metri dal punto in cui si era tuffata. Sono li, accucciato, ad aspettarla: lascio’ cadere il bel Germano maschio ai miei piedi, l'accarezzo e come al solito si scuote di dosso l'acqua e mi bagna un po'.
Ma non era acqua quella che mi ha rigato le guance.

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